Acrobax:”Renato ucciso in un raid premeditato”.
Gli amici: «Ci fu una condanna, ma i giudici parlarono di rissa tra balordi. Questa è una falsità»
Gli amici di Renato Biagetti, il ragazzo ucciso
l’agosto del 2006 a
Focene, all’uscita da una dance-hall sulla spiaggia, chiedono «piena verità
sulle motivazioni» di quella che definiscono «un’aggressione premeditata a stampo
fascista» e che la sentenza in primo grado emessa dal tribunale di
Civitavecchia lo scorso luglio ha invece descritto come «una rissa tra
balordi».A ricordare Renato Biagetti, commentando le motivazioni allegate alla sentenza
che ha condannato uno dei due assassini, Vittorio Emiliani, a 15 anni e 8 mesi
di reclusione, in Campidoglio si sono riuniti un gruppo di amici di Renato,
molti di loro aderenti al centro sociale Acrobax, la ragazza, Laura, la madre
Stefania e il fratello della vittima, Dario, oltre ai legali della famiglia
Biagetti.
«La sentenza – ha detto Nina, amica di Renato – inchioda le responsabilità di
Emiliani ma continua a parlare di una rissa tra balordi e non di aggressione
premediatata di stampo fascista, descrivendo l’efferatezza dell’omicidio ma
negando la matrice politica dell’aggressione. Una sentenza – ha aggiunto – che
esclude il ruolo di un secondo coltello e quindi del coinvolgimento di un altro
ragazzo all’omicidio e che non prende in considerazione le dichiarazioni
rilasciate da Renato prima di morire all’ospedale Grassi, che non furono mai
trascritte».
«La sentenza – ha aggiunto Gianluca Peciola, assessore alla Casa del Municipio
XI – non sottolinea la gravità della questione sotto il profilo ideologico e
l’intenzionalità politica che ha animato l’aggressione verso simboli e persone
appartenenti ad un’area culturale». «Per questo – ha concluso – chiediamo piena
verità sulle motivazioni dell’aggressione che ha portato alla morte di Renato
Biagetti».