Il manifesto del 20/11/07

Il Gup: “Biagetti ucciso in una
rissa”

Per il giudice il giovane romano
ucciso vicino Roma nell’agosto del 2006non fu vittima di un’aggressione
fascista, ma venne ucciso al termine di una lite tra “balordi”. La rabbia dei
familiari e degli amici: “In questo modo si affossa la verità”.

Di Giacomo Russo Spena

Non un omicidio con una chiara
matrice politica, ma una banale rissa tra “balordi”. Quattro mesi popola
sentenza che ha condannato il 19enne Vittorio Emiliani a 15 anni di carcere per
l’omicidio volontario di Renato Biagetti, il gup Giovanni Giorgianni ha reso
note le motivazioni di quella decisione. E la lettura del provvedimento ha
suscitato dubbi e rabbia nella famiglia e negli amici del giovane assassinato
nell’agosto del 2006 lungo il litorale romano. “Le motivazioni insultano la
memoria di renato e non chiariscono la ricostruzione dei fatti”, affermano
all’unisono quanti in questo ultimo anno si sonobattuti per ristabilire
l’esatta versione di ciò che è avvenuto quella notte. Biagetti, 26 anni, fu
ucciso con 8 coltellate fuori da un locale di Focene per mano di due giovani
ragazzi del posto, di cui uno maggiorenne (con celtica tatuata sul braccio) e
uno minorenne. “Tornatevene a casa vostra” gridarono i due aggressori al
giovane romano e ai suoi amici. Un avvertimento ben scandito che ha portato
alla sua morte e al ferimento di un altro ragazzo, Paolo Berardi, accoltellato
vicino ai polmoni. Chiarezza su quella vicenda non è mai stata fatta e nelle
aule del tribunale la verità sembra addirittura allontanarsi. Per il gup si
trattò di una rissa finita male perché qualcuno dei litiganti aveva con sé un
coltello. Una ricostruzione contestata dai compagni di Biagetti: “Non ci fu
nessuna colluttazione tra due gruppi- ribadiscono- la violenza è
stataunilaterale. ” Anche il collegio difensivo, composto dagli avvocati di
parte civile Arturo Salerni, Maria Luisa D’Addabbo e  Luca Santini si dice “insoddisfatto”: “Se da
una parte emerge un chiaro e incontrovertibile dolo diretto di Emiliani, dall’altra
non viene fatta luce sulla vicenda”. Con questa sentenza il rischio di
stravolgere la verità affossando definitivamente il processo è alto. “Ancora
non si è fatta chiarezza su alcuni aspetti fondamentali” dice Salerni,
riferendosi alla leggerezza delle indagini rispetto alla ricerca delle armi del
delitto (“Non è mai stato ritrovato il secondo coltello che per noi è stato
utilizzato dal minore”) e alla mancata verbalizzazione dei carabinieri di Ponte
Galeria delle ultime parole dette da Renato in ospedale. Cosa che un agente ha
fatto a quasi un anno di ritardo. Eppure tale verbale assume un ruolo
probatorio centrale nell’articolazione delle motivazioni del gup. Al contrario
non viene dato adito alla ricostruzione di Laura Lombardelli e Paolo Berardi,
aggrediti insieme Biagetti quella notte. In base alla loro testimonianza il
minorenne G.A., in attesa di giudizio al tribunale minorile e che con queste
motivazioni esce “pulito”, “colluttò per la maggior parte del tempo con Renato
scappando poi completamente sporco del suo sangue”. Tesi pare confermata dalla
prognosi dell’ospedale che ha evidenziato ferite sul corpo di Biagetti sia
davanti che dietro, come fosse stato colpito su due fronti contemporaneamente.
”Laura e Paolo hanno fornito versioni dei fatti coerenti e precise fin
dall’inizio eppure le loro testimonianze vengono screditate”, denuncia con
sdegno Cristiana di Acrobax, che continua “l’obiettivo dei due imputati era
quello di aggredire e allontanare dal proprio territorio chiunque fosse di
sinistra o di una cultura alternativa”. Insomma il movente politico sembra
palese per tutti. Ma non per il Giudice che già durante l’istruttoria aveva
cercato di escludere il connotato politico, rifiutando la richiesta di
costituzione di parte civile di Anpi e Comune di Roma.

“Non è dalle aule di tribunale
che uscirà mai la verità sull’omicidio”, commenta Stefania, la mamma di Renato,
che denuncia le omissioni e i depistagli in cui è avvolto il processo, nonché
il clima fascista e intollerante in cui è maturato l’omicidio. Intanto
l’avvocato santini annuncia di voler procedere contro il minore in sede civile,
per un risarcimento e perché “quella sede serviràper fare piena chiarezza sui
fatti”. Le associazioni nate dopo l’uccisione di Biagetti, “I sogni di renato”
e “mamme contro il fascismo”, si preparano a mantenere alta l’attenzione e a
promuovere iniziative in suo ricordo. A partire dall’inaugurazione di una sala
prove musicale e una partita di Rugby “antifascista”.

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