La ricostruzione dell’omicidio e le prime indagini.

Dal giorno dell'omicidio di Renato, il 27 agosto, all'arresto dei due assassini, un report fedele alla verità dei fatti accaduti. L'aggressione armata di coltelli, la morte di renato, le prime indagini.

Domenica 27/08/06.

Dopo una festa reggae allo stabilimento balneare Buena Onda, sulla spiaggia di Focene. Alle 5.00 della mattina Renato Biagetti e Paolo si erano seduti sul muretto al bordo della strada dopo una lunga serata di musica, aspettando Laura che si era avviata a prendere la macchina per tornare a casa.Erano le 5.05 circa quando  arrivava nel vicolo buio un’autovettura scura metallizzata nuovo modello, con all’interno due persone; l’autista abbassava il finestrino e Paolo si avvicina credendo che il guidatore volesse chiedere informazioni e quello gli domandava ad alta voce e in tono aggressivo “C’è ancora la festa?”. La risposta che veniva data da Paolo era: “la festa è finita”, al che il guidatore incalza: ”Siete di Roma? Che cosa state a fare qui, tornatevene a casa!”Dopo questa affermazione seguiva una rapida successione di insulti. Paolo si appoggiava sullo sportello per impedire all’autista di uscire, mentre Renato, che affiancava Paolo, si incamminava passando davanti al cofano dell’autovettura verso l’altro lato della macchina cercando di fare la stessa cosa .Il passeggero però riusciva ad uscire dall’auto prima che lui lo raggiungesse e vicino allo sportello aggrediva Renato con il coltello in mano, ferendolo subito come evidenzia la scia di sangue vicina all’auto. A questo punto Renato seguito dal suo aggressore si allontana dalla macchina e i due si spostano leggermente prima dell’incrocio di viale di Focene. Intanto anche il conducente dalla parte di Paolo, riusciva a scendere dalla macchina e provava a colpire Paolo, ne seguiva una colluttazione che portava entrambi in terra. L’aggressore aveva in mano un coltello e Paolo veniva ferito alla schiena.Laura che camminava sul viale di Focene per prendere la sua macchina sentiva delle urla.Si girava e correndo tornava indietro verso l’incrocio dove vedeva  Renato e il suo aggressore  a contatto. Questi inveiva contro di lui picchiandolo con calci, spinte  e allungava il braccio ripetutamente con in mano “qualcosa che finiva a punta che non era ben visibile perché la strada era molto buia” colpendo Renato che cercava di respingerlo;a quel punto Laura interveniva inserendosi tra i due, cercando di spingere lontano l’aggressore e entrambi finivano in terra. Laura si trovava sopra l’aggressore e cercava di tenerlo a terra continuando a colpirlo ma poi rotolandosi nella colluttazione i due si separarono o forse lei veniva staccata da qualcuno che non ricorda, in quel momento si vide sporca di sangue nelle braccia, si trovava più al centro dell’incrocio, e la strada via di Focene era più illuminata rispetto alla stradina vicina. Li vedeva Renato che veniva colpito dall’aggressore con il coltello che impugnava con due mani, Laura urlava dichiarando la presenza del coltello e rialzatasi correva urlando verso l’aggressore armato per cercare di bloccarlo ma riceveva un colpo al viso dallo stesso e cadeva in terra. Renato interveniva in suo soccorso, continuando la colluttazione, ma dopo poco cadeva in terra anche lui. Sanguinava vistosamente e anche l’aggressore era molto sporco di sangue, a questo punto Laura incrociava per alcuni secondi lo sguardo della persona che aveva accoltellato Renato, ma disperata si chinava a terra su di lui urlando  e chiedendo aiuto.

Durante la suddetta colluttazione fra i tre (Renato, il suo aggressore e Laura) ai margini della scena passavano altre persone, fra cui un uomo con il bastone accompagnato da altre due persone; dopo si capirà che era il proprietario dello stabilimento, che si avvicinava e vedendo quello che stava accadendo, provava ad intervenire ma poi se ne andava per chiamare la Polizia. Paolo, sentiva le urla di Laura e si dirigeva verso di lei, che era in terra accanto a Renato, in piedi vicino a loro c’era l’aggressore con in mano un coltello di circa 9cm, Paolo inveiva verbalmente contro di lui ma poi vedendo la situazione grave prestava subito soccorso ai suoi amici. Gli aggressori si congiunsero di corsa per raggiungere la macchina e poi andarono via con calma e furono avvistati da alcuni testimoni.

Paolo chiamava il 118 e poco dopo arrivava l’ambulanza che, sul posto, prestava i primi soccorsi a Renato che respirava a fatica, in quel momento arrivavano anche i Carabinieri di Ponte Galeria che si mostravano subito titubanti a capire la gravità delle condizioni di Renato, nonostante le coltellate e il sangue che perdeve copiosamente. Finalmente Renato fù portato all’Ospedale Grassi di Ostia.Le forze dell’ordine, quindi, continuavano a non  comprendere la gravità dell’accaduto, tanto che volevano portare Paolo e Laura direttamente in Commissariato per raccogliere le prime testimonianze. Solo  dopo lunghi diverbi e discussioni i carabinieri si accorgevano che Paolo riportava ferite di coltello alla schiena e perdeva molto sangue e che Laura aveva l’occhio tumefatto ed escoriazioni varie,  e allora decidevano di accompagnarli al Grassi senza aspettare l’arrivo dell’ambulanza, in volante. Quando il sangue di Paolo macchia il sedile dell'auto uno dei Carabinieri dice addirittura "oh, mi hai sporcato il sedile!" (Tutto questo avviene in presenza di due testimoni amici degli aggrediti, accorsi immediatamente sul posto che accompagnarono Paolo e Laura feriti all’ospedale di Ostia, uno con la propria macchina e l’altra insieme a loro, all’interno dell’autovettura dei carabinieri)      Qui a tutti e tre gli aggrediti venivano prestati i primi soccorsi: Renato appariva da subito in condizioni gravissime, ma parlava ed era vigile, tanto che Laura, Paolo e poi i primi amici accorsi all’Ospedale cercavano di farlo ridere. A tutti e tre venivano fatti i test tossicologici, risultava solo hascish ed alcool, per Laura solo alcool. Alle 8 circa Laura e Paolo venivano interrogati dai Carabinieri di Fiumicino e fornivano una prima ricostruzione dei fatti.  Anche Renato veniva ascoltato, e un Ufficiale trascriveva il colloquio. Paolo era presente, Laura e gli amici e lo vedevano dalla porta a vetro che spesso aprivano perché non gli permettevano di entrare.      Dopo un po’ Renato veniva portato in sala operatoria dove  muore alle 11:30.Durante la giornata del 27/08/06 i Carabinieri di Fiumicino interrogano nuovamente Laura, Paolo e anche  il proprietario dello stabilimento Buena Onda che era intervenuto con un bastone per poi andarsene e che conferma di aver sentito da una ragazza che l’aggressore di Renato era armato, e poi le altre due persone che erano con lui, uno di questi ha sentito urlare Laura frasi sulla  presenza del coltello. Praticamente tutti forniscono una descrizione dell’auto e dei due aggressori. Descrizioni molto concordanti tra loro. Intanto la scena dell’aggressione viene periziata e fotografata, vengono fatti i rilievi tecnici dal Nucleo operativo del Reparto territoriale di Ostia.         
 
Lunedì 28/08/06.

Spontaneamente, venuti a sapere dell’esito tragico dell’aggressione a cui avevano assistito e della morte di Renato Biagetti, tre ragazzi si sono recati dai Carabinieri di Ostia per testimoniare di quello che avevano visto. Parlano dei coltelli e soprattutto indicano con precisione  le lettere e i primi numeri della targa della Wolkswagen Golf degli aggressori. Nel Lazio ce ne sono solo due, una è intestata a tal Emiliani, residente a Focene. Vittorio Emiliani, diciannove anni, coincide con la descrizione, soprattutto in relazione a un andamento claudicante del ragazzo, descritto dai testimoni.

Martedì 29/08/06. 
I Carabinieri di Ostia si recano nei domicili della famiglia Emiliani ma non trovano né il ragazzo né la sua auto, scoprono che è andato a dormire fuori, probabilmente in una casa della madre a Torvaianica. Le perquisizioni nelle due case non danno particolari esiti. Ma il ragazzo chiama il padre, che nel frattempo aveva parlato con i Carabinieri, e gli dice che è disposto a presentarsi ai carabinieri. Arriva con la sua auto e col suo avvocato. È l’Emiliani a dire con chi si trovava quella sera, Gioacchino Amoroso, diciassette anni. L’Emiliani fa anche ritrovare un coltello, che dichiara essere il suo, sotterrato nei Giardini Claudio Villa di Fiumicino. Poco dopo arriva al Commissariato anche una ragazza che dice di aver ospitato e aiutato a ripulirsi i suoi due amici la notte del 27 agosto e fa ritrovare un asciugamano che sarebbe stato usato dai due, ma senza tracce ematiche. Nel frattempo i Carabinieri si recano nella casa della famiglia Amoroso, di Nola, e sequestrano dei jeans, maglietta, scarpe e cinta sporchi di sangue e portando il ragazzo in Commissariato. Sempre il 29 arriva al commissariato una lettera della Guardia di Finanza allertata perché un’agenzia di viaggi di Torvaianica aveva stampato due biglietti aerei per Santo Domingo, un paese senza estradizione con l’Italia, per il giorno seguente, a nome di Emiliani Vittorio e della sorella. Biglietti pagati in contanti, 3200 euro. Nello stesso giorno una ragazza, la sorella dell’Emiliani, torna in agenzia a chiedere se è possibile intestare uno dei biglietti a un’altra persona, invece che a lei.I due ragazzi vengono arrestati con l’accusa di concorso in omicidio così motivato:-dalle indagini effettuate sono emersi gravi e concreti indizi di colpevolezza nei confronti dei rubricati in ordine al reato di concorso in omicidio;-il comportamento dei rubricati immediatamente dopo l’evento delittuoso è stato quello di darsi alla fuga e al fine di sottrarsi al giusto decorso della giustizia;-i rubricati con il loro comportamento hanno con coscienza e volontà tentato di inquinare le prove a loro carico, quale nascondere l’arma del delitto e lavare i vestiti da loro indossati, al fine di cancellare ogni eventuale traccia ematica riconducibile alla vittima;-gli stessi una volta venuti a conoscenza della loro identificazione, avrebbero potuto ulteriormente inquinare le prove intimidendo i testimoni, quasi tutti loro coetanei e quindi darsi alla fuga.           
 
Mercoledì 30/08/06 

Il 30/08/06 Vittorio Emiliani è portato nel carcere di Civitavecchia, e sarà processato dal Tribunale di Civitavecchia, mentre il minore Gioacchino Amoroso è tradotto nell’IPM di Casal del Marmo e sarà messo a giudizio dal Tribunale dei Minori di Roma.

  
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