Omicidio Biagetti, ombre sulle indagini

Cristina Petrucci – il Manifesto

E' stata rifiutata dal tribunale di Civitavecchia la richiesta del
Comune di Roma di costituirsi parte civile nel processo che vede
imputato Vittorio Emiliani, insieme al minorenne G.A., per l'omicidio
di Renato Biagetti avvenuto all'alba del 27 agosto all'uscita di una
dance hall reggae a Focene, sul litorale romano. La richiesta era
avvenuta dopo quasi un anno di silenzio da parte della giunta su un
episodio sintomo di un cambiamento che i quartieri periferici della
Capitale stanno subendo, ne sono testimonianza le parole urlate a
Renato pochi secondi prima di ucciderlo: «Siete di Roma? Tornatevene a
casa vostra». E' stata anche rifiutata la richiesta dell'avvocato della
difesa Bruno di poter sentire in aula due testimoni dell'omicidio e il
carabiniere di Ponte Galeria che all'alba di quella mattina al
l'ospedale Grassi di Ostia non verbalizzò le ultime parole di Renato
Biagetti.

Nella scorsa udienza, dunque a quasi un anno dai fatti,
il militare aveva detto che Renato poco prima di morire gli aveva
indicato nell'Emiliani il suo accoltellatore. A difesa di questa tesi
secondo il carabiniere ci sarebbero anche le dichiarazioni degli amici
di Renato, presenti all'omicidio. Ma questo non concorda con le reali
dichiarazioni dei due testimoni, Paolo e Laura, che sin dall'inizio
identificarono l'accoltellatore in G. A., minorenne di Nola. E a questo
punto nessuno potrà accertare la veridicità delle parole del
carabiniere visto non saranno ripetute in aula: il pm le ha ritenute
superflue. Toccherebbe al difensore di Emiliani, l'avvocato Bruno,
rinnovare la richiesta entro il 5 luglio, come condizione per il rito
abbreviato visto che la perizia psichiatrica, presentata ieri, ha
ritenuto Emiliani narcisista e asociale ma capace di intendere e
volere. La prossima udienza che si svolgerà a Civitavecchia il 12
luglio, sarà probabilmente l'ultima.

Rimangono tuttavia ancora da
stabilire le responsabilità politiche e di favoreggiamento. A condurre
le indagini nei primi tre giorni dopo l'omicidio fu la caserma dei
carabinieri presso la quale lavorava il padre dello stesso imputato. Il
ministro della giustizia Mastella, rispondendo ad un'interrogazione
parlamentare, la scorsa settimana non ha voluto pronunciarsi sulla
mancata verbalizzazione o sulla improvvisa sparizione delle ultime
parole di Renato. Tutte omissioni che hanno a che vedere con il
comportamento delle forze dell'ordine. Per questo motivo gli amici di
Renato (presenti numerosi all'udienza insieme ai rappresentanti dei
centri sociali Acrobax, Forte Predestino e Strike), di Dax (ucciso a
Milano quattro anni fa per mano fascista), di Federico Aldovrandi e di
Carlo Giuliani danno appuntamento dalle 11 alle 15 del 5 luglio
prossimo a Roma, davanti al ministero degli interni.

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