Liberazione del 21/06/07

Caso Biagetti, Comune di Roma e Anpi parte civile
Di D.V.
Veltroni annuncia la decisione dell'amministrazione capitolina. Ancora tanti misteri intorno
alla morte del ragazzo ucciso con otto coltellate Smeriglio (Prc): «Fare chiarezza sui punti oscuri»
 

A
quasi un anno di distanza dalla morte di Renato Biagetti, ucciso da
otto coltellate la notte del 27 agosto 2006, il Comune di Roma e l'Anpi
annunciano la decisione di costituirsi parte civile.

Una novità
importante voluta e fortemente sperata dai familiari e dai legali del
venitiseienne romano morto ammazzato dopo l'aggressione da parte di due
ragazzotti pieni zeppi di tatuaggi e simboli di estrema destra: «Forza
e onore», croci celtiche e altre "amenità" varie. Una notte piena di
misteri quella dell'agosto scorso, di buchi e di strane amnesie. Come
quella, stranissima, che colpì uno dei carabinieri che quel giorno ebbe
l'opportunità di parlare con Renato poco prima che morisse. Il caldo,
forse la stanchezza, fatto sta che il carabiniere dimenticò di
trascrivere il verbale. Una svista? Probabilmente si, un caso, una
terribile amnesia. Nient'altro giurano in commissariato.
Certo,
rimane il fatto che uno dei due accusati dell'omicidio è figlio di un
altro carabiniere impiegato nel nucleo di Fiumicino, lo stesso nucleo
che ha condotto le prime indagini. Ed allora, in queste condizioni, le
amnesie diventano stranezze. Senza contare che in questi casi il buon
senso e la buona fede imporrebbe che fosse la Polizia, non coinvolta,
ad occuparsi del caso. Ma così non è stato, così non è: ad oggi sono
ancora i Carabinieri del nucleo di Ostia ad indagare sull'omicidio.
Sono le stranezze di questo tipo che inducono a pensare male.
E che
dire di quei voli per Santo Domingo trovati nelle tasche di uno degli
aggressori? due biglietti di sola andata che hanno convinto i legali
della famiglia di Biagetti a portare avanti una denuncia per
favoreggiamento da parte di alcuni familiari ed amici dei due
aggressori.
Insomma, ad un anno di distanza da quella notte alcune
delle nebbie che avvolgevano quella strana morte – la morte di un
ragazzo che tornava da una festa organizzata dal centro sociale Acrobax
– sembrano diradarsi. I giornali parlarono di rissa tra balordi, di
omicidio per futili motivi. Ma la realtà che emerge, la realtà vera
appare sempre più come un omicidio premeditato e maturato dentro gli
ambienti dell'estrema destra del litorale romano.
Ne è convinto
Massimiliano Smeriglio, deputato e segretario romano di rifondazione,
che nel corso della conferenza stampa di ieri ha chiesto senza mezzi
termini la necessità di un processo pubblico, «perché l'imputato ha già
richiesto il rito abbreviato e c'è il rischio che sui punti oscuri che
hanno caratterizzato le fasi precedenti e successive al delitto non
venga fatta chiarezza». Accanto a lui i familiari di Renato, Heidi
Giuliano, la famiglia Aldovrandi e gli avvocati.
Le prossime udienze
a Civitavecchia sono fissate per il 28 giugno e il 12 luglio. Intanto,
l'associazione «I sogni di Renato» ha indetto due manifestazioni per il
5 luglio sotto il Viminale «per denunciare il conflitto d'interessi per
cui a svolgere le indagini sull'omicidio siano stati i carabinieri
della caserma dove lavora il padre del maggiore dei due indagati».
L'altra è prevista per il 14 luglio in zona Ostiense.

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