Caso Biagetti: "Troppe omissioni, processo falsato"
di Cristina Petrucci
E’ stata convocata dallo stesso collegio difensivo
composto dagli
avvocati di parte civile Arturo Salerni, Maria Luisa
D’Addabbo e Luca
Santini la conferenza stampa che si è tenuta ieri al
Campidoglio sul
processo per l’omicidio di Renato Biagetti avvenuto
all’alba dello
scorso 27 agosto.
Quella mattina Renato con Laura e
Paolo usciva da una dance hall
reggae sul lungomare di Focene quando
veniva aggredito ed ucciso
a coltellate da due ragazzi del luogo al grido di “siete
di Roma?
Tornatevene a casa vostra”. Inquisiti per omicidio
sono Vittorio
Emiliani, 19 anni, una celtica tatuata sul braccio,
figlio di un
carabiniere di istanza ad Ostia e G.A., 17 anni di
Nola, ancora oggi ai
domiciliari. La denuncia dell’avvocato Salerni è chiara: ”Questo
processo è
viziato da un grave peccato di origine poiché sin
dall’inizio ci sono
state delle gravi omissioni. Mi riferisco alla
mancata verbalizzazione da
parte dei Carabinieri di Ponte Galeria delle ultime
parole di Renato,
fondamentali per ricostruire la verità dei fatti”. Per questo atteggiamento
il collegio ha sporto
denuncia e il deputato Massimiliano Smeriglio
(Rif. Com, SE) il 14 giugno
scorso ha fatto un’interrogazione parlamentare
al Ministro della
Giustizia, Clemente Mastella, le cui risposte sono state
al solito
evasive e inconcludenti.
Ma le difficoltà nell’accertamento della verità non
finiscono qui:
“Mi riferisco – continua Salerni – alla leggerezza
delle indagini
preliminari rispetto alla ricerca delle armi del
delitto. Dalla
ricostruzione dei fatti e dalle testimonianze
concordi dei testimoni emerge
chiaramente la presenza di due coltelli, eppure solo
uno, quello del
maggiorenne, è stato fatto ritrovare dallo stesso,
mentre manca ancora
all’appello quello usato dal minorenne per uccidere
Renato”. Saranno
infine denunciati per favoreggiamento gli amici e i
parenti degli imputati
per averli aiutati, nelle ore successive al delitto,
fino all’acquisto di
due biglietti per Santo Domingo, isola notoriamente
senza estradizione per
l’Italia.
A concludere è sempre Salerni, ricordando l’importanza
di seguire le
udienze che saranno il prossimo 28 giugno e 12 luglio
a Civitavecchia,
unico modo per far uscire dal cono d’ombra questo
processo affermando in
modo pubblico che quella di Focene non è stata una
rissa ma
un’aggressione.
Il punto è sempre lo stesso. Da Genova in poi quando
processualmente sono
coinvolte le forze dell’ordine, i verbali spariscono,
le prove vengono
manomesse o si volatizzano, le vittime passano dalla
parte dei colpevoli.
“Ho l’impressione che io come madre – dice Stefania –
debba trovare
tutti i cavilli per cercare la verità come se non
fossi la parte lesa.
Molte cose non sono state fatte dalle istituzioni nei
tempi giusti”.
A ricordare le analogie di questo processo con quelli
di Federico
Aldrovandi e Carlo Giuliani è Dario, fratello di
Renato, il quale dà un
appuntamento congiunto il 5 luglio prossimo sotto il
Ministero degli
Interni per chiedere conto di queste morti. Dario
termina l’intervento
leggendo la lettera che Veltroni ha scritto ai
familiari in cui annuncia la
costituzione anche del Comune di Roma come parte
civile. Dopo quasi un
anno, finalmente il sindaco si è reso conto che a
Roma c’e’ un
evidente clima razzista, intollerante e fascista,
come ha anche ricordato
Rendina, presidente dell’ANPI, anch’essa parte civile
in questo
difficile processo. A ringraziarli è la deputata
Heidi Giuliani: “Cari
partigiani abbiamo ancora bisogno di voi e dell’unità
che ci
trasmettete”.
A chiudere la conferenza stampa è l’associazione “I
sogni di
Renato”, che rimanda al suo blog
veritaperrenato.noblogs.org e alla
prossima udienza il 28 giugno
presso il Tribunale di Civitavecchia.