Resoconto di tutte le udienze del processo di Civitavecchia.

I resoconti delle quattro udienze del processo per l'omicidio di Renato, tenutosi presso il tribunale di Civitavecchia. L'imputato, Vittorio Emiliani, 19 anni, di Focene è uno dei due assassini di Renato quello con la celtica tatuata sul braccio e con il padre carabiniere presso il Commissariato di Ostia, che ha tenuto le prime indagini. Il processo di primo grado è finito con una condanna per omicidio volontario.

Di seguito i resoconti
Udienza del 7/05/2007, Tribunale di Civitavecchia

Il giorno 7/05/2007 ha preso avvio, presso il Tribunale di Civitavecchia, l’udienza preliminare del processo a Vittorio Emiliani, il 19enne accusato di omicidio volontario, con il minore Gioacchino Amoroso, in seguito all’omicidio di Renato Biagetti il giovane accoltellato nelle prime ore della mattina di domenica 27 agosto 2006, all’uscita di una festa reggae tenutasi sulla spiaggia di Focene, nei pressi di Roma. L’emiliani è accusato anche di possesso di arma bianca, e lesioni gravi per le ferite inferte all’amico di Renato, Paolo. Durante questa udienza gli avvocati dell’Emiliani hanno richiesto, motivandolo con una perizia redatta dal personale medico del carcere di Civitavecchia che definisce il ragazzo come “personalità borderline”, una nuova perizia psichiatrica che valuti le capacità di intendere e di volere dell’Emiliani. Nel corso dell’udienza il collegio difensivo dei familiari di Renato Biagetti ha depositato delle dichiarazioni autografe di ben quattro persone che hanno visto Renato rilasciare ai Carabinieri la propria versione dei fatti, la notte del 27 agosto ’06, nella sala del pronto Soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia, poco prima di essere portato in sala operatoria, dove poi sarebbe morto. Il racconto di Biagetti, secondo le dichiarazioni dei quattro testimoni oculari, sarebbe stato debitamente verbalizzato dai Carabinieri, all’interno dell’ospedale Grassi di Ostia. All’udienza preliminare i difensori fatto però presente di non aver mai rinvenuto, all’interno del fascicolo d’indagine, i verbali relativi a quelle dichiarazioni rilasciate da Biagetti poco prima di morire e ne chiedono conto al Gup. Il Giudice per l’udienza preliminare Giovanni Giorgianni, preso atto di questa omissione, ha emesso quindi un provvedimento con il quale ha ordinato alla Procura di Civitavecchia di effettuare tutte le opportune ricerche al fine di rinvenire i predetti verbali delle dichiarazioni rese da Renato. E ha accettato anche le richieste della difesa di effettuare una perizia psichiatrica sull’imputato Emiliani, rimandando al 24/05/07 la prossima udienza in cui le parti dovranno nominare i loro periti.
 

Udienza del 24/05/07, Tribunale di Civitavecchia

Durante l’udienza del 24.5.2007 la Procura  e le parti procedevano alla nomina dei periti che dovranno accertare, in tre colloqui con Vittorio Emiliani, la sua capacità di intendere e di volere all’oggi e in riferimento ai giorni dell’omicidio, in riferimento alla ricostruzione, alla genesi e alle dinamiche del reato, la sua capacità di comprendere la gravità dell’evento, che indichi l’eventuale pericolosità sociale del ragazzo. I periti formuleranno il loro referto per consegnarlo al Giudice nella nuova udienza fissata per il 18/06/07. In esito all’ordine formulato dal Giudice, su richiesta dei difensori dei familiari di Renato Biagetti, nell’udienza precedente riguardo alla scomparsa dei verbali dell’interrogatorio fatto a Renato al Grassi di Ostia, il Pm ha depositato in atti un’annotazione di servizio dei Carabinieri di Fiumicino e da quelli di Ponte Galeria (i primi intervenuti sul posto), dalla quale risultava che proprio i Carabinieri di Ponte Galeria avevano in effetti assunto da Biagetti alcune informazioni testimoniali, ma effettivamente avevano omesso di redigerne apposito verbale. Senza fornire alcuna spiegazione dell’accaduto e del perché dell’omessa verbalizzazione, i Carabinieri di Ponte Galeria fornivano quindi un verbale redatto il giorno 16/05/07 nel quale l’effettivo contenuto di quanto dichiarato da Renato è consegnato al solo RICORDO del Carabiniere operante, Nafra Maurizio, il quale solo dietro formale richiesta si è deciso a consegnare agli atti una verbalizzazione postuma delle operazioni compiute quel giorno 28 agosto 2006. Una gravissima omissione quindi a seguito della quale il collegio difensivo dei familiari di Renato Biagetti si è riservato di intervenire immediatamente. La mancata testimonianza, affidata al ricordo di un ufficiale dei Carabinieri, resa dalla vittima in punto di morte configura infatti per l’accusa un’anomalia gravissima  nella conduzione dell’indagine che a seguito di un attento esame degli atti processuali, si somma al fatto che, come confermano le diverse testimonianze, sulla scena del delitto siano stati usati dagli aggressori due distinti coltelli, mentre invece risulta che una sola arma sia stata rinvenuta e sottoposta a perizia. Sembra pertanto che gli inquirenti non abbiano prestato il dovuto impegno nella ricerca dell’ulteriore coltello usato senza ombra dubbio per l’uccisione del Biagetti, circostanza già citata nella memoria difensiva, alla quale il Pm pare abbia risposto richiedendo ulteriori verifiche nelle ville e nei terreni della zona di Focene. Anche i tabulati degli SMS e i movimenti del cellulare degli imputati sono stati richiesti dagli avvocati della famiglia, ma ancora non sono stati forniti alle parti.

Udienza del 28 giugno, Tribunale di Civitavecchia

L’udienza si è aperta alle 10.30 con l’avvocato Sabato, rappresentante del comune di Roma, che ha presentato l’istanza di costituzione di parte civile del comune al processo. Il GUP, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha respinto la richiesta con la seguente motivazione: la richiesta è legittima, ma non sussiste una sufficiente motivazione ai fini del risarcimento economico del richiedente, ovvero "il giudice ha ritenuto che la capacità rappresentativa del Comune – spiega l'avvocato Sabato, legale del Comune di Roma – per l'azione giuridica Comune-cittadinanza non avesse una determinazione tale da far insorgere un diritto di risarcimento danni".
Successivamente sono state discusse le perizie psichiatriche, già depositate, che valutavano la capacità di intendere e di volere dell’imputato Vittorio Emiliani. La perizia del Dott. Kustermann, nominato dal Giudice la scorsa udienza, definisce Emiliani una personalità senza dubbio disturbata, asociale ed egocentrica, ma è giudicato comunque capace di intendere e di volere. Diagnosi confermata anche dal perito di parte civile della famiglia Biagetti e inutilmente contestata dalla difesa dell’imputato. Emiliani è quindi giudicato capace di intendere e volere.
La difesa ha poi richiesto delle integrazioni testimoniali da parte di Laura, Paolo e del carabiniere che avrebbe raccolto le dichiarazioni di Renato, ma il GUP Giorgianni ha rigettato quest’istanza argomentando che ai fini del rinvio a giudizio non ritiene necessario acquisire altre informazioni.
Il 12 Luglio inizierà dunque il dibattimento e l’avvocato di Emiliani entro questa data dovrà far pervenire l’eventuale richiesta di rito abbreviato.

 

Udienza del 12 luglio, sentenza di I° grado, tribunale di Civitavecchia.

L’udienza comincia alle 10.00, con la richiesta dell’ANPI
(Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani), condotta tramite
dell’avvocato De Sanctis, di costituirsi parte civile nel processo. “Il
delitto Biagetti è un omicidio che ha tutti i connotati di stampo
fascista e l’Anpi ha voluto essere vicino alla famiglia di Renato e
alle parti lese”, ma come nella precedente udienza con la richiesta del
Comune di Roma, anche in questo caso il Gup Giovanni Giorgianni non ha
accolto la richiesta dell’ANPI di costituirsi parte civile. Le
motivazioni, espresse dopo la camera di consiglio, sono state
abbastanza vaghe: «nè Renato nè Paolo erano effettivamente coinvolti
con l'associazione, né che questo tipo di reato sembra collegato a una
matrice politica». L’udienza procede poi con l’avvocato di Emiliani,
Pier Francesco Bruno, che richiede il rito abbreviato determinato alle
testimonianze di Laura e Polo, ma il Gup rifiuta di ascoltare i
testimoni non ritenendo necessario assumere altre informazioni in
relazione ai fatti. Il Pm, Margherita Pinto, formula dunque l’accusa e
la richiesta della pena ai danni di Vittorio Emiliani: 24 anni per
omicidio volontario con l’aumento della pena per la continuazione di
altri reati. Nelle richieste anche la concessione di attenuanti
generiche perché l’imputato era incensurato e durante le indagini
permise il ritrovamento del suo coltello.

Seguono poi le
arringhe del collegio difensivo della famiglia Biagetti, che
ricostruiscono i fatti e chiedono, oltre alla condanna dell’imputato
per omicidio, anche un risarcimento economico totale di 1 milione di
euro per i familiari. L’arringa della difesa di Emiliani dura più di
due ore: l’avvocato Bruno ricostruisce i fatti dando le responsabilità
all’Emiliani, ma spostando anche lo sguardo verso il minore, G.A.,
ancora in attesa di giudizio, che secondo molte testimonianze, compresi
Laura e Paolo, sarebbe colpevole di aver sferrato alcuni dei colpi
mortali a Renato. Proprio per questo la difesa chiede al Gup di
rifiutare l’accusa di omicidio volontario e di trasformarla in concorso
in omicidio.
Alle 19.30 il Gup emette la sentenza, confermando di
fatto la richiesta del Pm, che si riduce a 15 anni per lo sconto di un
terzo previsto dal rito abbreviato e per le attenuanti di cui sopra.
Omicidio volontario è l’accusa. Il Gup inoltre, in attesa della sede
civile di dibattimento, ha interdetto Emiliani in maniera perpetua dai
pubblici uffici e fissato un risarcimento provvisionale alla famiglia
Biagetti di 50mila euro per la madre e 35mila al fratello e al padre.
Tra 90 giorni il Gup renderà pubbliche le motivazioni della sentenza.

Così è finito il processo di primo grado che vede imputato Vittorio Emiliani, uno dei due assassini di Renato Biagetti.

 
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