Discutevo proprio l'altro giorno con un caro amico sul nostro stato d'animo
a un anno dalla morte del povero Renato. Parlavamo di come, a differenza di
tanti altri "morti" di ignoranza e non-cultura, questa morte ci avesse
colpito particolarmente, di come le serate fatte in sua memoria avessero
contribuito a cementificare il suo ricordo dentro di noi, a far si che il
dolore e la rabbia ma anche l'orgoglio e la voglia di "non farlo morire"
fossero paragonabili a quelle che si provano quando una cosa del genere
succede ad uno che conosciamo, un amico, un fratello, anche se Renato in
volto non l'avevamo mai visto.
Non passa giorno senza che mi torni in mente il ricordo delle immagini del
filmato che proiettammo in suo onore, le sue foto, i suoi momenti felici,
il
dolore della famiglia e della ragazza, l'arroganza degli amici degli
assassini al processo, le paroli tremolanti e la voce emozionata dell'amico
che era li in quei tragici momenti, che ci ricordava di come essere liberi
di riunirci, suonare, ascoltare musica, aggregarci, comunicare e
socializzare stessero diventando nuovamente dei diritti da conquistare, da
strappare dalle sporchi mani di una parte della nostra città che lavora
nell'ombra e nel fango dell'infamità per impedirci di esistere ed essere
quello che siamo.
Abbiamo capito che Renato è stato, è e sarà sempre nella nostra mente,
nei
nostri gesti quotidiani, ogni volta che esprimeremo noi stessi, la nostra
esuberanza, la voglia di dire al mondo quello che non ci sta bene, ogni
qual
volta accenderemo un piatto, un mixer, una consolle, un sound system.
Abbiamo capito che dimenticare è il primo passo verso l'accettazione, la
metabolizzazione di una morte che invece non vogliamo accettare, non
vogliamo digerire. Siamo sgomenti e incazzati oggi come e più di un anno
fa
di fronte ad una vita che se ne va per la noia e la stupidità di qualcuno.
Ogni qual volta il nostro sguardo incontrerà lo sguardo di una di queste
persone, di uno di questi "esseri umani" grazie ai quali la morte fisica di
Renato è diventata realtà, i nostri occhi chiederanno di quella morte,
ricorderanno la vigliaccheria, esigeranno spiegazioni, accenderanno i
riflettori sull'infamia di quel gesto, sbatteranno la realtà in faccia ai
responsabili. Non dimenticheremo mai perchè non accetteremo mai. No,
Renato
non lo lasceremo morire.
Ciao Renà