IN VERITA’

In verità avremmo voluto porre a questa assise, all’attenzione dei convenuti, alla città un’altra storia.
Avremmo voluto raccontarvi delle difficoltà e della gioia della lotta. Quella che facciamo ogni giorno in questa città, in questo laboratorio sociale permanente. 
La lotta per il diritto all’abitare che spesso ci contrappone a quei progetti di sviluppo metropolitano che non vogliono affrontare, né tantomeno risolvere il problema della casa. La lotta per gli spazi sociali, per una cultura alternativa e non mercificata, che viaggia dentro l’informalità e le relazioni territoriali lontana dalla società dello spettacolo, che costruisce un'altra lettura del mondo. 
La lotta contro la precarietà, vera catastrofe sociale di questa nostra contemporaneità, che produce solitudini, frammentazioni sociali, drammi esistenziali. Precari: forza lavoro metropolitana mai riconosciuta come ricchezza, sempre intesa come massa di sfigati. 
La lotta per un reddito garantito, come riconoscimento della produzione sociale diffusa, come strumento di rottura del ricatto dal lavoro precario e sottopagato, come diritto universale di cittadinanza. 
E ancora, la lotta a fianco dei migranti, con le fasce deboli di questa città, per l’emancipazione e contro il sessismo, contro il proibizionismo carcerante, contro i luoghi comuni, per una nuova socialità fatta di partecipazione e protagonismo. 
Avremmo voluto raccontarvi quindi delle lotte, tante, che vivono in questa città, costruite con difficoltà, dal basso, lontani dalle luci dello show, dentro gli angoli angusti e spesso silenziosi di questa metropoli. Avremmo voluto denunciare le mille difficoltà che emergono nel non incontrare risposte concrete a problemi materiali, dannatamente materiali e dannatamente sempre rimandati.
Avremmo voluto raccontarvi delle nostre verità…

Ma in verità dobbiamo raccontarvi un'altra storia. In cui, anche qui, la verità dobbiamo farla emergere con forza. 
“assalto al centro sociale forte prenestino a centocelle, un gruppo di 40 neofascisti entra al forte con catene e bastoni, un compagno viene accoltellato alla gola, sarà operato di urgenza, fortunatamente la recisione sfiora di qualche millimetro la vena giugulare”
Una verità che abbiamo dovuto cominciare a ricostruire a partire dalle pagine dei giornali, che bollavano la morte di Renato a Focene come una rissa tra balordi. Non è stata una rissa è stata un’aggressione. Scrivono i suoi amici in una lettera aperta alla città. Non solo perché la verità che sappiamo ci parla di altro, ma perché Renato non era un balordo.
“E’ finita la festa? Allora che cazzo state a fa qui? Andatevene a Roma! Merde!” E’ bastato questo breve prologo ad anticipare i 40 secondi più sconvolgenti della vita di Renato. 8 coltellate, una alla coscia, le altre al petto di cui due al cuore. 40 secondi che lo hanno ucciso, davanti a Laura la sua compagna, e Paolo, ferito anche lui da una coltellata 
alla schiena. 40 secondo che hanno ucciso uno chiunque, tutti noi.
Ma non è di Renato, non solo di lui, che vogliamo parlarvi stasera. Vogliamo parlarvi dei tanti chiunque. Di come stia cambiando. La destra estrema da qualche anno ha dato vita ad un rilancio forte dell’iniziativa. Dagli stadi alle finte occupazioni dette non conformi, dalla produzione di circuiti alternativi musicali a iniziative cosiddette di carattere culturale, sta costruendo un laboratorio della destra sociale nuovo e che và indagato e contrastato. 
“31 gennaio, una coppia gay viene aggredita sull’autobus da due fascisti che dopo averli picchiati li costringono a scendere, nessuno interviene”
Destra, estrema destra, tessuto sociale. Il quadro è allarmante e lo gridiamo da due anni, poi il nostro grido è stato spezzato dalla morte di Renato. Ora non è più tempo di avere il fiato corto, ora è tempo di verità, ora è tempo di decidere, di assumere una posizione, di denunciare e rendere pubblica una realtà che questa città sta vivendo. E’ tempo di dire la verità, tutti, nessuno escluso e di costruire quello spartiacque necessario a isolare chi in questa città ha costruito e sta costruendo campagne di odio, violenza, revisionismo storico, avanzando le tesi della supremazia, e che nell’uso della lama vedono il risultato dell’imposizione. 
“Marzo, scritte nazifasciste ed escrementi umani sul circolo della Margherita a San Basilio; 14 maggio Appio Tuscolano: due militanti di estrema destra aggrediscono accoltellandolo alla natica un ragazzo che si trovava all'esterno della sezione DS di San Giovanni;”
La destra estrema ha messo in campo tutte le iniziative possibili. False associazioni culturali. Ha messo in campo loghi, magliette, gadget, una moda, un parlare ed un linguaggio che attraversa molti giovani e giovanissimi dei nostri territori. Ha messo in campo false battaglie sociali, tentando di imitare l’iniziativa di lotta che ci ha sempre contraddistinto come sinistra. Ha aperto relazioni e intervento nel mondo dello sport, nelle curve degli stadi, che vediamo esprimersi in questa città sempre più spesso con simboli di morte. Ha attivato la riscrittura della storia che vede troppo simili torturati e torturatori.
“29 marzo, a Guidonia una quindicina di fascisti (tra cui due esponenti di Alleanza Nazionale) aspettano la candidata di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria che si avvia ad un comizio elettorale. Insulti e lanci di finocchi costringono la polizia ad intervenire” 
Oggi con la morte di Renato in questa città si è prodotto quello che da tempo andavamo urlando. Di un nuovo modo di agire che aggrega proprio tra le fasce più marginali di questa città, in quel mondo fatto spesso di disoccupazione, in territori periferici dove le contraddizioni sono più aspre e dove il terreno dell’iniziativa politica è ormai stato abbandonato da anni o si è trasformato in attivazione civile perdendo il legame con le contraddizioni materiali. Un nuovo modo di agire che produce identità, linguaggi e nuove pratiche di azione che sembrano rispondere alla rabbia che moltissimi individui covano verso le difficoltà della vita e della società.
“27 Aprile All'altezza del capolinea autobus al Verano, 4-5 fascisti aspettano 2 compagni, identificati poiché tra loro c'era Big Dread (noto dj reggae), che giungono a piedi dalla tiburtina. Li colpiscono all'improvviso in testa ed in altre parti del corpo con spranghe e bottiglie di vetro. I compagni riportano tagli ed ematomi vari.”
Questo non avviene solo a Roma. In verità vi diciamo che questo non avviene solo a Roma. A giugno il Gay Pride di Catania è stato interrotto perché un centinaio di neofascisti ha bloccato il corteo, la polizia ha deviato il percorso è a costretto il Pride ad interrompere il suo cammino. Cosi come a Milano, dall’omicidio di Dax ad oggi gli accoltellamenti non si contano. E potremmo andare avanti per ore, anzi per 20 mesi e 130 aggressioni. 
“8 Agosto. Nella notte di lunedì 8 Agosto 2006 ignoti hanno tentato di incendiare il locali del Centro Sociale La Strada sito in Via Passino 24 a Garbatella. 
1 ottobre un gruppo di fascisti interrompe con un lancio di bottiglie un incontro a Tivoli al quale partecipava Heidi Giuliani ”
Lo stesso giorno in memoria di Renato e per rompere il silenzio, qui a Roma, il 2 settembre scorso, mentre eravamo in corteo fascisti hanno assaltato il centro sociale Pirateria e la sera alla stazione tiburtina hanno tentato un assalto ai compagni venuti a Roma dalle altre città d’Italia. Un clima dunque che attraversa il paese, un clima pesante, che ha bisogno di risposte urgenti e ancor di più ha bisogno di verità. 
“6 Aprile: All'improvviso, mentre molte persone erano in fila ll'esterno 
per entrare in discoteca alla festa del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli un vero e proprio commando di neo-nazisti armati di chiavi inglesi e catene ha violentemente aggredito 4 ragazzi, di cui tre volontari del Circolo e uno straniero, urlando insulti omofobi e creando il panico. Due dei ragazzi feriti più gravemente sono stati portati al Pronto Soccorso, e poi dimessi con prognosi di 7 e 5 giorni”
Noi non accettiamo che questa città ospiti, tolleri, faccia finta di niente, si giri dall’altra parte di fronte a tali realtà. Per denunciare tutto ciò e per aver raccontare come e dove passa la leggittimazione il rischio è di essere additati come quelli che fanno le liste nere. Purtroppo l’unica lista nera che conosciamo è questa infinita raccolta di aggressioni che quotidianamente dobbiamo riscontrare in queste paese. Come è possibile, se non per calcolo politico o mera ignoranza, che da coloro che denunciano un meccanismo di legittimazione si diventi possibili denunciati? Il bello è che molti di questi inconsapevoli personaggi che hanno partecipato a iniziative in luoghi come Casa Pound, rivendicano con totale tranquillità la loro partecipazione raccontandoci di aver acuto a che fare solo con “bravi ragazzi”. Come è possibile che non si levi altrettanta voce che denunci l’avallo politico e culturale che molti personaggi pubblici stanno dando a queste organizzazioni? Oggi bisogna parlare, dire la verità, non avere paura, rompere il silenzio. 
“20 Maggio, Un ordigno ad alto potenziale ha parzialmente distrutto i locali del centro sociale Astra19, nel quartiere del 
Tufello. La carica d'esplosivo, sistemata 
all'esterno della sede, ha fatto saltare la porta d'ingresso causando ingenti 
danni alle strutture interne. Solo il caso ha voluto che all'interno non ci fosse 
nessuno: un'ora prima, infatti, nella sala erano presenti decine di persone che 
assistevano alla proiezione di un film.”
C’è bisogno di sentire le vostre parole, le parole di tutti, c’è bisogno di rimettere al centro una verità e cioè che non c’è spazio per questi personaggi, che questa città non può ospitare il mausoleo alle fosse ardeatine, il museo della shoah, ed i covi neonazisti. Cosi come non si può continuare a raccontare la favola degli opposti estremismi, delle bande rivali, dei balordi. Renato non è morto per una lite tra balordi perché lui non era un balordo. Noi non siamo una banda.
La logica della guerra permanente, della guerra al terrorismo è entrata nelle vene e quando le verità si fanno scomode, ci pensa la paranoia a trovare le giuste risposte. 
Oggi bisogna parlare, non avere paura, rompere con l’idea che la democrazia significhi equidistanza o indifferenza ammantata da una finta tolleranza. 
“21 Aprile: Aggressione all'interno della Facoltà di Scienze Politiche di Roma3 (seconda in 5 mesi). Due studenti di Scienze Politiche, mentre attaccavano un manifesto che invitava alla partecipazione all'iniziativa per il 60° anniversario della Liberazione, hanno subito una violenta aggressione alle spalle da parte di diversi militanti di Azione Universitaria e Azione Giovani. Uno degli studenti ha riportato un trauma alla mandibola guaribile in 5 giorni.”
La nostra verità l’abbiamo continuata a ripetere il due settembre scorso in piazza chiedendo alla città di schierarsi, di prendere parola, di rompere quella idea di legittimazione verso la destra estrema che si è creata nel tempo. L’abbiamo urlata in tutti questi giorni, nelle diverse iniziative politiche, nelle feste di liberazione o Rinascita, sui palchi della notte bianca, e stasera qui. La continueremo ad urlare sabato 23 a Fiumicino, portando un fiore a Renato, in una manifestazione pacifica e di massa. 
Fin da ora denunciamo qualsiasi tentativo di provocazione che miri a far degenerare la manifestazione del 23. Noi saremo a Fiumicino in tanti, e invitiamo tutti voi, affinché questa storia non venga risolta all’italiana, con gli insabbiamenti e le tesi degli opposti estremismi.
3 Giugno: Dopo cena al parco d'aguzzano a Montesacro una ventina di compagni (tra “cui molte ragazze) che stavano festeggiando un compleanno sono stati caricati da una trentina di fasci a volto coperto da caschi, armati di mazze chiodate, catene e bottiglie. Insulti, sputi, bastonate e bottigliate: 10 feriti all'ospedale, tra cui 4 traumi cranici e una prognosi di 20 giorni.”
Chiediamo dunque che sul clima che si vive in questa città ci si esprima. 
Conosciamo un’altra città, quella delle lotte sociali, della società civile, dell’autogestione e dell’autorganizzazione, dei sindacati, della solidarietà, delle associazioni di quartiere e culturali. Una città che deve sapere e saper parlare, che non può fare a meno di leggere i segnali che arrivano anche dai muri di questa città.
“24 Giugno:5 ragazzi e 2 ragazze, all'uscita di un concerto a Casal Bertone sono stati aggrediti da una decina di fascisti a volto coperto armati con spranghe di ferro e bottiglie. 5 punti all'arcata sopraccigliare sinistra, 1 punto sul cranio, contusioni ematomi sulla schiena, bottiglie spaccate sul volto e in testa.”
Lo scorso 28 ottobre un migliaio di neofascisti provenienti da tutta Italia sfilarono a Roma. La città fu invasa di manifesti che recitavano “28 ottobre marcia su Roma”. Arrivarono a piazza Venezia e con le braccia tese verso il noto balcone, urlarono “Duce Duce”.
Quest’anno la storia si ripeterà. Già do oggi lo diciamo, facciamo del 28 ottobre la marcia Antifascista su Roma, costruendo iniziative in tutte le piazze del centro e della periferia una giornata di memoria, di informazione, di lotta, affinché Roma non sia di nuovo violentata dalle camice nere e dal nostro assordante silenzio.
“2 Ottobre: Di notte, tra campo de’ fiori e piazza Navona viene aggredito un immigrato del bangladesh di 26 anni, da 9 estremisti di destra che lo insultano (“negro di merda, europa agli europei”) e lo picchiano con dei tirapugni in metallo. 5 neofascisti vengono fermati dai carabinieri, avevano tra i 15 e i 17 anni.”
Chiediamo dunque che si riprenda la parola. Che ci si interroghi con forza sulle cause di questo clima, politiche e sociali, che si riattivi una capacità di interpretazione e di intervento, che si torni a raccontare la storia non solo come fredda memoria, ma la contemporaneità dentro la quale la storia si inserisce. 
“28.08.06. Alle cinque di mattina, all'uscita di un’ iniziativa reggae sulla spiaggia di Focene, tre compagni sono stati aggrediti a freddo da due individui. Chi ha ucciso Renato è sceso dalla macchina con il coltello in mano ed ha mirato direttamente al petto, 8 colpi, 40 secondi. Il nostro grido interrotto dal silenzio è interrotto di nuovo da un urlo che chiede a tutti di dire la verità!”

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