23 Settembre 2006
Portiamo un fiore a Renato
Manifestazione pubblica a Fiumicino


Appello della Manifestazione:

“27.08.06. Alle cinque di mattina, all'uscita di un’ iniziativa reggae sulla spiaggia di Focene, due ragazzi e una ragazza sono stati aggrediti a freddo da due individui. Renato è morto. Chi lo ha ucciso è sceso dalla macchina con il coltello in mano ed ha mirato direttamente al petto, 8 colpi, 40 secondi. Il nostro grido interrotto dal silenzio è interrotto di nuovo da un urlo che chiede a tutti di dire la verità!”

Una verità che abbiamo dovuto cominciare a ricostruire a partire dalle pagine dei giornali, che bollavano la morte di Renato a Focene come una rissa tra balordi. Non è stata una rissa, è stata un’aggressione – scrivono i suoi amici in una lettera aperta alla città. Non solo perché la verità che sappiamo ci parla di altro, ma perché Renato non era un balordo.
“E’ finita la festa? Allora che cazzo state a fa qui? Andatevene a Roma! Merde!” E’ bastato questo breve prologo ad anticipare i 40 secondi più sconvolgenti della vita di Renato. 8 coltellate, una alla coscia, le altre al petto di cui due al cuore. 40 secondi che lo hanno ucciso davanti a Laura, la sua compagna, e Paolo, ferito anche lui da due coltellata 
alla schiena. 40 secondi che hanno ucciso uno chiunque, tutti noi.
Ma non è di Renato, non solo di lui, che vogliamo parlarvi. Vogliamo parlarvi dei tanti chiunque.
La destra estrema da qualche anno ha dato vita ad un rilancio forte dell’iniziativa. Dagli stadi alle finte occupazioni dette non conformi, dalla produzione di circuiti alternativi musicali a iniziative cosiddette di carattere culturale, sta costruendo un laboratorio della destra sociale nuovo, che va indagato e contrastato. 
Destra, estrema destra, tessuto sociale. Il quadro è allarmante e lo gridiamo da due anni. Il nostro grido è stato spezzato dalla morte di Renato. 
Ora non è più tempo di avere il fiato corto, ora è tempo di verità, ora è tempo di decidere, di assumere una posizione, di denunciare e rendere pubblica una realtà che questa città sta vivendo. E’ tempo di dire la verità, tutti, nessuno escluso e di costruire quello spartiacque necessario a isolare chi in questa città ha costruito e sta costruendo campagne di odio, violenza, revisionismo storico.
La destra estrema, infatti, ha messo in campo tutte le iniziative possibili. False associazioni culturali. Ha messo in campo loghi, magliette, gadget, una moda, un parlare ed un linguaggio che attraversa molti giovani e giovanissimi dei nostri territori. Ha messo in campo false battaglie sociali, tentando di imitare iniziative di lotta che ci hanno sempre contraddistinto come “sinistra”. La destra estrema ha attivato la riscrittura della storia che vede troppo simili torturati e torturatori.
È questo un modo di agire che aggrega proprio tra le fasce più marginali di questa città, in quel mondo fatto spesso di disoccupazione, in territori periferici dove le contraddizioni sono più aspre e dove il terreno dell’iniziativa politica è ormai stato abbandonato da anni o si è trasformato in attivazione civile perdendo il legame con le contraddizioni materiali. Un nuovo modo di agire che produce identità, linguaggi e nuove pratiche di azione che sembrano rispondere alla rabbia che moltissimi individui covano verso le difficoltà della vita e della società.
Noi non accettiamo che questa città ospiti, tolleri, faccia finta di niente, si giri dall’altra parte di fronte a tali realtà.
Oggi bisogna parlare, dire la verità, non avere paura, rompere il silenzio. 
C’è bisogno di sentire le vostre parole, le parole di tutti, c’è bisogno di rimettere al centro una verità e cioè che non c’è spazio per questi personaggi, che questa città non può ospitare il Mausoleo alle Fosse Ardeatine, il Museo della Shoah, ed i covi neonazisti. Cosi come non si può continuare a raccontare la favola degli opposti estremismi, delle bande rivali, dei balordi. Renato non è morto per una lite tra balordi perché lui non era un balordo. Noi non siamo una banda.
La nostra verità l’abbiamo continuata a ripetere il due settembre scorso in piazza chiedendo alla città di schierarsi, di prendere parola, di rompere quella idea di legittimazione verso la destra estrema che si è creata nel tempo. L’abbiamo urlata in tutti questi giorni, la continueremo ad urlare sabato 23 a Fiumicino, portando un fiore a Renato, in una manifestazione pacifica e di massa.
Noi saremo a Fiumicino in tanti, e invitiamo tutti voi, affinché questa storia non venga risolta all’italiana, con gli insabbiamenti e le tesi degli opposti estremismi.
Conosciamo un’altra città, quella delle lotte sociali, della società civile, dell’autogestione e dell’autorganizzazione, dei sindacati, della solidarietà, delle associazioni di quartiere e culturali. Una città che deve sapere e saper parlare, che non può fare a meno di leggere i segnali che arrivano anche dai muri di questa città.

Oggi bisogna parlare, non avere paura, rompere con l’idea che la democrazia significhi equidistanza o indifferenza ammantata da una finta tolleranza. 
Chiediamo dunque che si riprenda la parola. 
Che ci si interroghi con forza sulle cause di questo clima, politiche e sociali, che si riattivi una capacità di interpretazione e di intervento, che si torni a raccontare la storia non solo come fredda memoria, ma la contemporaneità dentro la quale la storia si inserisce.

le foto del corteo al link

http://italy.indymedia.org/news/2006/09/1155037.php

This entry was posted in Iniziative. Bookmark the permalink.